Elviro Langella

Il Fuoco, La Spada, Il Leone

Parte 2 . Presentazione del progetto multimediale al Liceo artistico di Castellamonte

3a sezione dell’installazione: il Teatro della Memoria del principe-alchimista Sezione multimedia

La terza sezione dell’installazione sarà attrezzata con sei stazioni multimediali posizionate in prossimità di altrettante opere tra le più rappresentative della Cappella Sansevero create da Raimondo di Sangro. Quella che si squaderna allo sguardo come un autentico libro di pietra con le sue enigmatiche Figure geroglifiche, porta alla mente tante calzanti metafore coniate opportunamente da quanti vedono nella cappella gentilizia il suo autentico “testamento di pietra”. La funzione delle stazioni multimediali è quella di commentare il ruolo rappresentato simbolicamente da ognuno dei gruppi plastici, quale tappa obbligata lungo il percorso iniziatico proposto dal nostro progetto, rispettoso del significato simbolico assegnato a quelle statue allegoriche proprio dal principe-alchimista nel progetto originario. Il geniale piano iconologico ch’egli meditò fin nel dettaglio, coadiuvato dall’anziano e pur inesauribile scultore, Antonio Corradini, anch’egli massone, doveva prender forma attraverso il linguaggio della vera arte in grado di dar voce persuasiva agli ideali che intimamente lo ispiravano: “il bello nella mente e il buono nel cuore”. Questi i valori che intese scolpire indelebilmente nei suoi marmi. È noto infatti, che le Virtù di marmo furono ordinate nella Cappella a denotare allegoricamente gli stati progressivi del rigoroso lavoro dell’alchimista avviato al conseguimento della Grande Opera, ove il progressivo perfezionamento spirituale richiesto all’adepto votato all’Ars Regia, rifletteva fedelmente l’analogo processo di sublimazione di quei valori interiori che la Libera Muratoria esigeva originariamente ai suoi iniziati, per il coronamento di un ambiziosissimo progetto: quello di un’auspicata, rinnovata umanità, nobile ed autentica.

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La Maquette

I gruppi scultorei figureranno agli occhi del pubblico in un’unica maquette a grandezza naturale. La nostra maquette intende mettere in scena uno spaccato della settecentesca cappella napoletana essenzialmente rappresentata dai gruppi allegorici più emblematici: il Decoro, la Pudicizia, il Disinganno, il Dominio di sé stesso, l’Educazione, il Cristo velato. La prospettiva dell’originario pavimento labirintico cui fa cornice la riproduzione digitale panoramica dell’affresco della volta – la Gloria del Paradiso di Francesco Russo – chiudono l’orizzonte di questa terza e ultima sezione dell’installazione che abbiamo voluto denominare: il Teatro della Memoria del principe-alchimista.

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Software multimediale

La proiezione delle sequenze sullo sfondo , è generata da un software che l’utente può gestire interattivamente su una lavagna elettronica. Le sequenze che scorrono sul monitor, infatti, sono affiancate dalla galleria di miniature che indicizzano i frames in ordine cronologico. Selezionando ognuno dei quadri in icona, l’utente può richiamare un’inquadratura e riesaminarla in dettaglio come farebbe il visitatore di una pinacoteca davanti ad un quadro. Questa forma di navigazione gli consente di esplorare gli angoli rimasti al margine o del tutto trascurati nell’economia narrativa delle sequenze già viste nella presentazione iniziale. Dettagli non secondari e di scarso rilievo, bensì suscettivi di ulteriori, approfonditi spunti di analisi. È nostra convinzione che proprio il concorso delle diverse prospettive di lettura e modalità di fruizione sollecitate nello spettatore dall’architettura multi-sensoriale e multi-mediale dell’installazione, consente un’esauriente comprensione delle molteplici sfaccettature di senso che sempre convivono nel composito universo simbolico di un trip così speciale: un vero viaggio dell’anima. Questo il viaggio in cui nelle nostre aspettative, desideriamo coinvolgere il pubblico.

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Performance recitativa

La prima voce a commento delle pagine nel nostro Libro di pietra, è proprio quella dall’autore. Quella di Raimondo. Ecco allora spiegato perché mai la scenografia alquanto minimalista, ci mostra la cappella e le sue statue come un vero cantiere ancora in allestimento, quasi retrodatando di ben 3 secoli la reale età della cappella. Le immagini sullo sfondo scorrono opalescenti contro schermi provvisori. In lunghi rotoli, vediamo cadere giù dalle impalcature questi teli di nylon che vanno ad imballare i Velati del Sansevero finiti ulteriormente imbozzolati come matrioske. Quasi fossero crisalidi che attendono il risveglio da una lunga incubazione, in vista di una luminosa metamorfosi, quando avverando una promessa profetizzata del principe-mago, abbandoneranno la loro prigione e ogni precedente identità. Non più corpi ma pure, ascetiche immagini … E su tali stratificati veli, la spessa coltre di polvere è lì a testimoniare l’incessante lavoro tutt’intorno di maestranze, muratori e scalpellini. Sì, ad aprire il coro delle voci degli attori chiamati a recitare i brani prescelti ad illustrare il nostro viaggio iniziatico dentro l’installazione, sarà proprio il principe-alchimista, ancor più che mecenate, vera musa creativa dei molti artisti della Pietatella. E proprio per questo, egli stesso artista sapiente alla stregua del Corradini, del Sanmartino, del Queirolo e di quanti attesero ai suoi marmi filosofali. Raccolto nella penombra sospesa dentro il pulviscolo esalato dal labor limae di inesausti scalpelli, tra le silenziose Virtù di marmo e i ferri del cantiere sparsi stancamente sul pavimento-labirinto, Raimondo sembra fare il punto sul destino del viaggio come l’angelo pensieroso della Melancolia di Dürer.

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