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“Il corpo mistico” di Rosanna

Il Velo

Rosanna: Perché l’insistenza sul simbolico velo e dell’icona del Cristo riaffiorante ora nella Sindone ora nella Veronica che racchiudeva il ciborio col calice eucaristico?

la favola alchemica

Il simbolismo espresso dal Santo Viso rappresenta certamente, dal punto di vista ermetico, la chiave, il miracoloso sigillo della nostra Pietra. Inoltre la Veronica ci è qui offerta come replica velata della croce che è l’emblema del Cristianesimo e firma sacra per antonomasia. Infatti la parola “veronica” deriva dal greco φερέυιχος , “che procura la vittoria” (da φέρω portare, produrre, e, υίχοη vittoria).

Velo

…Una piega del velo lascia intravedere su di un fianco, quella che evidentemente è la sua bordatura, realizzata in finissimi ricami.
Questo velo diafano, così finemente orlato e tipicamente femminile, ci appare abbastanza insolito per essere usato in sostituzione della sindone. Ma un velo di tal genere, di donna o di lutto, (χάλυμμα) ci offre anche un’altra versione del peplo simbolico del Cristo.
Sappiamo che il termine χάλυμμα deriva da χάλύτω che significa coprire, avvolgere, nascondere. Espressioni con le quali torniamo al significato di velo come calice, involucro e bocciolo.
Questo velo proposto come nascondimento, copertura, in greco è definito dalla parola χάλυψ la quale ha la stessa origine di χάλυξ , che significa calice, involucro, bocciolo di rosa.
In tal modo ritroviamo un evidente e significativa allusione al calice, al Graal, alla copertura e alla rosa mistica, che è il fiore della Grande Opera, più nota come Pietra Filosofale (lapis philosophorum).
Ora l’astro che annuncia all’alchimista l’Opera avviata al compimento, è l’albastrum, cioè la “stella bianca” che di fatto s’irradierà alfine, nel suo “Cielo chimico” quale degno coronamento del magistero felicemente orientato al suo esito.
Ma ermeticamente e coerentemente all’etimo, il nostro alabastrum – da cui la contrazione albastrum – si fa portatore di altri significati e illuminanti analogie riferibili ad esempio al vaso di aromi e, quindi, al bocciolo di rosa, alabaster (entrambi derivati dal greco άλάβαστρος).

Ai piedi della Dama bianca

Io sono tutto ciò, che è, che è stato e che sarà, e nessun
mortale m’ha ancora tolto il velo, che mi copre.

Michel Ramsay, Les voyages de Cirus

. . . Immagini tratte da tradizioni culturali antiche, si sovrappongono creando l’unitaria personificazione della materia mito-ermetica latente nella nostra allegoria.
Cosicché, anche se la funzione di quelle figure del mito risulta scaduta rispetto all’originario significato che esse assunsero in seno ai culti e ai riti originari, nondimeno l’eloquente simbolismo delle loro rappresentazioni geroglifiche continua a sopravvivere nella conoscenza ermetica, alla quale oltre tutto, ha fornito l’asse di trasmissione storica.
Ritornando alla Metis che abbiamo già conosciuta come la Prudenza identificata dagli Elleni e venerata quale sposa di Giove, diremo che essa, come ogni altra divinità del mondo arcaico, è immortale proprio perché androgina, dal momento che l’immortalità è sinonimo di perfezione e che la perfezione presuppone una natura non divisa, cioè androgina.

Nell’antica Grecia, la Grande dea Madre, che era una divinità immortale, era spesso rappresentata come una dea dalle braccia alzate e afferma Neumann; “la figura della dea con le braccia alzate si ritrova sempre quando appare quella archetipica del Femminino”.

Pudicizia

Si comprenderà bene perché Metis, come divinità immortale e perfetta, dovesse essere androgina; non a caso rappresentava la Natura Naturante che chiamata anche Έριχάρπαιος o Natura germinans, era la divinità dalla doppia natura degli Ofiti e la dea della Prudenza venerata dagli Elleni.

Ta gli Ofiti erano praticati due battesimi di diverso genere: quello dell’acqua o essoterico, e quello del fuoco o esoterico. Quest’ultimo denominato anche battesimo di Meti, era conosciuto nella tradizione templare e praticato dai Frammassoni con l’appellativo di battesimo della luce.

Un’unica linea serpentina, rampante, che abilmente s’insinua in continuità con le estreme appendici della quercia, col serto di rose soavemente dispiegato intorno ai fianchi, ci offre un altro chiaro segno di quella che è la natura della nostra Pudicizia.

La nostra numinosa Dama si pone manifestamente come uno spirito naturale ed immortale, come Natura germinans e medium tra ciò che è vita e ciò che invece, è morte.

Il suo fiorito rosario cosa dunque rappresenta se non lo svolgersi della vita che appunto, dal bocciolo porta al fiore?

Rosanna scorre un frammento rivelativo:

… Nella simbologia ermetica è appunto la Virgo paritura (la Vergine che deve partorire che veniva onorata nelle cripte gotiche come “Iside nelle camere sotterranee dei templi”)…
… Osservando l’iscrizione “ISIDI, SEU VIRGINI EX QUA FILIUS PRODITURUS EST”, Iside sarebbe l’appellativo di quella Vergine che prima del Cristianesimo s’identificava con la “Virgo Paritura, la terra prima di essere fecondata e che sarà presto rianimata dai raggi del Sole”.

Il sepolcro di Cecilia affiorava come un iceberg che il disgelo prenda a fessurare in mille frammenti. E allora di fronte alla “regina cancellata dalla storia” tornava forte il desiderio di emulare Robert Langdon – il protagonista del noto libro di Dan Brown – che si inginocchia, sembrandogli udire dalle viscere della Terra una voce di Donna che sussurra “fino a lui la sua benedizione”.
Rosanna provò d’un tratto la sensazione esaltante di partecipare a quella speciale illuminazione riservata ai pochi che si spingono nell’intimo contatto con le immagini dell’arte fin dentro la sua segreta, ineffabile alchimia.
Si scoprì senza accorgersi, davanti ad uno specchio, riflessa nell’identico atteggiamento di adorazione della Maddalena, lì scolpita davanti a lei, commossa, con le mani teneramente incrociate sul seno e i capelli inondati di luce, al cospetto di Gesù risorto.
Da quella prospettiva le appariva chiaramente il vaso con la mirra ai piedi della Maddalena tra le tre Marie del maestoso altorilievo del Celebrano fa cornice all’altare. Si stringeva ai piedi del Cristo lavando pietosamente le stimmate con struggenti lacrime e le sue lunghissime chiome. Come una folgorazione, si accorse che un identico vaso si stagliava in primo piano, ai piedi della velata. Dunque, la Pudicizia col suo turibolo esalante le rituali fumigazioni, era anch’essa un’incarnazione della mirrofora.

Rosanna:
“Di colei che io desidero liberare, salgono verso di me gli effluvi del profumo che impregnano il sepolcro. Una volta alcuni l’avevano chiamata : Iside, regina delle sorgenti benefiche, VENITE A ME VOI TUTTI CHE SOFFRITE E CHE SIETE OPPRESSI E IO VI DARÒ SOLLIEVO, ALTRI MADDALENA, dal CELEBRE vaso colmo di balsamo guaritore.
Gli iniziati conoscono il suo vero nome: NOSTRA SIGNORA DES CROSS…” 1

Morena: “So bene cosa stai declamando! Lasciami fuori dai tuoi sogni pericolosi!
So perfettamente in quale ginepraio ti vai addentrando. Cosa ti stai inventando sul tuo principe Rosacroce e sulla tua Maddalena.
È possibile che ogni pista rappresenti per te, il pretesto per riprendere a crogiolarti in un nuovo mistero?
Sarà mica Cecilia, la grande dea Madre, la madre di tutti i sogni, ad indurre questa irresistibile trance? Questo richiamo primordiale a smarrirti nel mistero del labirinto. È davvero, un luogo stregato questo?
Almeno, facessi funzionare una volta tanto la logica.
Non ti sembrano del tutto anacronistici i versetti criptici del Serpente Rosso qui dentro, in una cappella del ‘700.”

NOTE
  1. Pierre Feugère, Louis Saint-Maxent, Gaston De Koker, il Serpente Rosso
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