Omaggio a Giambattista Vico

Omaggio Giambattista Vico

Non si fa fatica a scorgere nell’uomo raffigurato in posa statuaria sul frontespizio, l’evidente allusione alla figura del filosofo con i piedi saldamente piantati sulla base attica, simboleggiante le antiche vestigia che racchiudono l’eredità della Storia nelle perfette consonanze tra Musica e Architettura.

Lo sforzo del nostro filosofo assorto nelle sue inarrivabili intuizioni, consiste nel mediare in virtù delle sue riflessioni, il riflesso appunto, di quel raggio di Luce provvidenziale emanato dal Cielo che inonda la fanciulla in equilibrio sul Globo, dispensatrice delle rivelazioni della Scienza Nuova.

Solo confidando su tale illuminante ispirazione, infatti, l’intelletto può elevarsi e cogliere il sapiente piano divino soggiacente all’incongruente bric-à-brac di oggetti effimeri disseminati davanti a lui, apparentemente affastellati senza un finalizzato ordine logico, dall'uomo lungo il travagliato cammino della Storia: il timone e l'aratro, una tavola con alcune lettere dell'alfabeto, un fascio e altro ancora.

Tra le statue collezionate in questo esemplare Teatro della Memoria (degno dei massimi teorizzatori come Giulio Camillo), figura un altare con degli oggetti che simboleggiano l'inizio della civiltà, la religione, il matrimonio, il culto dei morti. Sullo sfondo infine, una selva a ricordare le origini ferine dell'uomo.

Tutto allude alle tappe evolutive imprescindibili dall'indispensabile ispirazione del divino Intelletto nel corso degli eventi che l'umanità si trova a percorrere; dalla conquista della scrittura, ai riti, ai culti, accanto ad altre vestigia di una sapienza antica da noi distante oramai anni luce, velata di astruso esoterismo, ma non per questo priva di insegnamenti ed ammirevoli esempi.

Il radicale cambiamento di prospettiva antropologica annunciato da questa visione vichiana è ricco di inesauribili stimoli a riformulare inediti approcci alla conoscenza delle finalità ultime alle quali è orientato il destino della civiltà. Impossibile non rintracciarvi sempre nuovi, ulteriori messaggi di innegabile attualità.

Come in ogni tempo, ma ancor più oggi, con l’apprensione di scelte ineludibili enormemente più grandi di noi che incombono sull’immediato futuro, ci riscopriamo a guardare dentro le schegge sparse di uno specchio infranto, nell’arduo tentativo di ricomporre l’ordine dal caos; di riconquistare la nostra contraddittoria identità umana e rifondare gli originari valori che tornino ad illuminare il nostro cammino.

Omaggio Giambattista Vico Dettaglio

[…] Ma mediante queste favole dell'antico diritto noi dicemmo che potettero gli stessi Poeti tramandarci essere stati Orfeo e Anfione ad un tempo Eroi, Poeti e Fondatori delle repubbliche; avere colla lira Orfeo addomesticate le fiere e rendute a sé ubbidienti; e colla lira pure aver Anfione fondate le mura di Tebe delle pietre che spontaneamente a' suoni suoi si congiungevano.

Nelle quali favole tutt'i Mitologi sono di accordo esser figurati i primi fondatori delle repubbliche; solo in ciò sendo stati fuori del vero, di avere creduti esser quelli due Eroi, ove non sono in verità che due caratteri poetici non solo di tutti gli ottimi ma degli ottimi di più tempi certamente.1
(Giambattista Vico)

1 […] E deve, per finirla, Orfeo esser nato dopo l'epoca di Mercurio, che, col cantar alle fiere greche la forza degli dèi negli auspìci, de' quali avevano la scienza gli eroi, ristabilisce le nazioni greche eroiche ed al «tempo eroico» ne diede il vocabolo, perché in tal tempo avvennero siffatt'eroiche contese. Onde con Orfeo fioriscono Lino, Anfione, Museo ed altri poeti eroi; de' quali Anfione, de' sassi (come restonne a' latini «lapis» per dir «balordo»: degli scempi plebei), innalza le mura di Tebe dopo trecento anni ch'avevala Cadmo fondata.
(Giambattista Vico)

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