Complesso vulcanico Empedocle La scoperta del complesso vulcanico EMPEDOCLE

Intervista a DOMENICO MACALUSO

Ispettore Onorario Assessorato ai BB.CC. Regione Siciliana

Domenico Macaluso

Lo scorso 21 giugno, nel corso di una conferenza stampa organizzata a Roma dalla società di produzioni televisive GA&A e dal Consorzio Nazionale Inter-universitario per le Scienze del Mare (CONISMA), è stata data la straordinaria notizia del rinvenimento di un edificio vulcanico sottomarino vasto quasi quanto l’Etna. Va a Domenico Macaluso, Ispettore Onorario Assessorato ai BB.CC. Regione Siciliana, il merito della geniale intuizione dell’esistenza di un grande vulcano responsabile di singolari sconvolgimenti geologici.

Il grande vulcano appena scoperto, nel corso dei secoli ha dato eruzioni e formazioni di isole come la Ferdinandea, effimera isola vulcanica, nata nel 1841 e scomparsa dopo 5 mesi: ma questo, come altri vulcani, erano prima di oggi era considerati isolati, mentre oggi si è compreso che le numerose eruzioni sottomarine, ma soprattutto i relativi crateri identificati in questa area, altro non sono che coni eruttivi accessori di un unico complesso vulcanico.

Non si è certo pervenuti ad una scoperta così rilevante per caso o perché i tecnici della nave Universitatis del CONISMA sono stati così fortunati da trovare a colpo sicuro edifici vulcanici cercati senza successo dall’Istituto Idrografico della Marina in due campagne di ricerca (nel 2003 e nel 2005).

Empedocle, scansioneMacaluso mostra la sabbia rinvenuta sul fondo del cratere coperta dal fango.

Chiediamo allora, al nostro studioso come sia approdato a questo suo nuovo successo che va ad arricchire quelli collazionati della già intensa ricerca di archeologia subacquea:

“Da diversi anni, ho coordinato come responsabile del Nucleo Operativo Subacqueo della Lega Navale Italiana di Sciacca e presidente del club Seccagrande per conto dell’Ordine dei Geologi della Sicilia e l’I.N.G.V. (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) di Catania, molte missioni subacquee sui resti dell’isola Ferdinandea, effettuando soprattutto ricerche storiche sulle eruzioni registrate nel Canale di Sicilia.

In seguito all’interesse dei media su tali missioni, Enzo Boschi, direttore del l’I.N.G.V. nel corso di interviste, parlò di possibili riemersioni di altri vulcani ed il Times, interpretando l’evento come imminente, scrisse che “… un’isola britannica stava per nascere davanti la Sicilia”.

Per reagire adeguatamente a tanta arroganza, il sottoscritto con il presidente della Lega Navale di Sciacca, Gaspare Falautano, ha pensato di rispondere agli inglesi con una manifestazione provocatoria, la deposizione di una lapide di rivendicazione culturale da parte del popolo siciliano sull’isola. La manifestazione ha avuto luogo alla presenza del principe Carlo di Borbone, discendente di Ferdinando II (fu a lui che Carlo Gemmellaro nel 1831 dedicò l’isola chiamandola Ferdinandea), ma dopo appena 3 mesi, la bella lapide è stata fatta a pezzi a colpi di mazza da ignoti. Sia il Corriere della Sera che l’Independent, hanno ipotizzato che l’atto vandalico fu perpetrato dalla marina inglese, poiché in quel periodo delle navi militari britanniche effettuarono ricognizioni sul banco di Graham, per verificare la presunta riemersione dell’isola. Tutto ciò dimostra che esiste un problema collaterale al vulcanismo nel Canale di Sicilia, cioè la sovranità su un nuova terra, in caso di emersione (vedi mio sito webwww.divermac.it)”.

Empedocle, scansioneUn sommozzatore preleva del basalto con un martello pneumatico.

Empedocle, basaltoBasalto del nuovo vulcano appena colonizzato da alghe ed echinodermi.

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